lunedì 6 agosto 2012

Capitolo 18 (di Lorenzo Ladogana)




ADMIRAL CITY
22 Aprile 2013
Ore 6. 25 a.m

“Non c’è nemmeno una traccia di aria condizionata in questo furgone, che cazzo!” pensò Alex Ross. Avevano a disposizione le migliori tecnologie degli Stati Uniti che un furgone blindato potesse trasportare, e si era dovuto far prestare un ventilatore a batteria da un negozio a due isolati più avanti per non morire di rosolia.
Il tenente si faceva aria con un catalogo di costumi da bagno, seduto indecorosamente sulla sedia della sua postazione nel più grande del gruppo di veicoli militari impiantati nell’ampio parcheggio vicino a quel ramo della spiaggia. Il sole sarebbe sorto di nuovo di lì a poco, e l’effetto frescura dell’aria umida e salina proveniente dal mare sarebbe del tutto scomparso. Nemmeno la leggera coltre di nuvole che oscurava il cielo avrebbe avuto pietà di lui. 
Alex non riusciva a tollerare il caldo, ma quello che lo faceva sudare ancora di più era il nervosismo. Era bloccato da cinque ore tra una serie di cinque monitor che si aggiornavano ogni dieci secondi con messaggi provenienti da ogni angolo dello Stato, che andavano dai provvedimenti disciplinari intraprese per le chiusure delle linee aree, allo spostamento dei civili nelle zone più sicure dell’isola e sulle coste adiacenti, fino ai primi messaggi di appello delle Nazioni Unite sulla faccenda Admiral City.  
Da quando si erano mossi da Island Stone un ora e mezzo prima aveva ricevuto al bellezza di settantanove telefonate da più di venti ambasciate differenti, mentre arrivano notizie dei cosiddetti “rinforzi speciali” che l’Unione Europea, l’Egitto , il Giappone stavano inviando. Fortress Europe era entrata in azione già da più di due ore, mentre le altre delegazioni si stavano riunendo tutte ad Island Stone, attraverso la richiesta ufficiale del tenente colonello Marv Gordon. Marv non gli piaceva: era stato il suo mentore, se così si può dire, fin da quando era un ufficiale.  Aveva imparato ad odiarlo e rispettarlo per quei vent'anni, fino a quando, raggiunta una certa posizione di prestigio, non aveva colto al volo l’opportunità di mettere su una squadra da solo e chiudere con le sue stronzate. Marv era sicuramente un uomo intelligente e ancora molto in forma, nonostante avesse compiuto da poco sessant’anni, ma i suoi atteggiamenti razzisti ed arroganti gli avevano irrimediabilmente e tarlato il cervello, negli anni. Non ce lo vedeva proprio, pensò Ross, ad accogliere una delegazione del Grande Thot stappando una bottiglia di Champagne, sventolando a destra e a manca la protesi del braccio che qualche anonimo musulmano gli aveva fatto saltare nel corso della Guerra del Golfo . “Tanto per lui sono tutti uguali” ridacchiò il tenente.
Smise di pensarci e prese a scuotere il giornale più velocemente. Era stanco, aveva dolori di stomaco e soprattutto era solo. Mai come in quel momento si sentiva totalmente abbandonato a se stesso: Aveva solo tre o quattro uomini di cui si poteva fidare ciecamente,  mentre gli altri erano per lo più marionette, uomini di Gordon, ex-membri di scorte di polizia e di volti importanti della politica riciclati come unità di difesa, dopo essere stati imbottiti di droghe e steroidi sintetizzate in laboratorio dal nuovo acquisto della START, un biondino sudafricano che gli faceva venire la nausea.
“Queste non sono più faccende di sicurezza nazionale” – pensò – “Non sono più neanche guerre: stiamo giocando a fare le divinità. Mandiamo gli Dei a combattere al posto nostro, sperando che ci parino il sedere”. Pensò a quando abitava a Shanwee con i suoi genitori. Il Kansas era la nazione di Superman, e lui adorava leggere le sue storie sui fumetti che il padre Norman gli portava dopo il lavoro. Poi i Super divennero reali, e capì che non erano perfetti come l’immagine radiante dell’eroe sulla prima pagina di Action Comics, ma erano umani normali, negli aspetti peggiori e migliori del termine. Sorrise lievemente, pensando a Libby e a Matt. 
Fu allora che sentì un piccolo segnale luminoso dal suo computer, un messaggio su una linea privata. Non era una voce, ma una semplice serie di ticchettii sconnessi, l’uno dopo l’altro. Un codice Morse. 
W… J,R, L…”  Le stesse quattro lettere a ripetute a ciclo continuo. Rimase perplesso per un attimo, poi capì: era Karl.
Entro nella canale privato dello Start e vide che Rushmore stava cercando di inviargli un file: si era dimenticato del vecchio trucchetto dell’usare le quattro iniziali dei Presidenti dell’omonima montagna. 
In quel momento entrò il Tenente Millar. «Tenente Colonnello Ross, venga a vedere!»
«Non ora Mark!». Se Rushmore non gli aveva telefonato, ci doveva una motivazione molto grave.
«È davvero urgente! Venga!». Il tenente allora si alzò e si sporse fuori dai portelloni del furgone nero e bianco. Ci mise un po’ a comprendere cosa stava succedendo, ma poi focalizzò l’assurdità della cosa: stava nevicando.
«Come diavolo, come fa a nevicare in questo mese dell’anno?» A PORTORICO?
«Non lo so signore. Le temperature erano stabili fino a poco fa, poi i termometri hanno iniziato ad impazzire.» Disse sconcertato Millar.
Ross si toccò le braccia e si accorse di colpo che l’incredibile calo di temperatura era reale: aveva smesso di sudare e ora provava un certo fastidio alla pelle.
«Tutto questo è assurdo…»;  poi si volse verso la Salazar Tower: il crepitio dell’energia sulla sommità esplosa della struttura risplendeva bluastro, occasionalmente. «Deve essere opera della Teleforce. Tutto quanto quello che sta succedendo ora deve essere stato causato da qualcosa che viene dalla torre. Forse Rushmore…» disse, e si ricordò del messaggio del professore, che nel frattempo era caduto sul pavimento. Lo raccolse e lo lesse attentamente.
«Tenente Colonello che ordini devo dare agli uomini?», gli chiese Millar, ma Alex Ross non lo stava ascoltando, perché in quell’esatto momento leggendo ciò che Cheveux D’Ange aveva estratto dalla mente del Professor Scanner, e che egli aveva preso sondando al mente di Mezzanotte.  E a dirla tutta, adesso non si sentiva tanto bene nemmeno lui adesso.
«Dì… dì… agli uomini di caricare tutto nei furgonie di prepararsi a partire», disse con un filo di voce il tenente colonello, tenendosi con una mano lo stomaco in subbuglio.
«Adesso Tenente Ross? Ma non dovremmo…» 
«ORA, Tenente Millar», esplose Ross, riprendendosi. Mise il foglio in tasca e rientrò nel furgone. Si diede una botta sulla pancia e si impose di rimanere calmo.
«Sissignore» disse Millar, risentito, e andò a chiamare gli ufficiali.
Alex spense il ventilatore, chiuse i portelloni del furgone e si sedette sul cruscotto, incredulo. Aveva abbandonato il Kansas seguendo il sentiero dei mattoni dorati per entrare nella Guardia Nazionale, si era fatto le ossa a Sarajevo, in Iraq, in Afghanistan e in Libia. Eppure niente era paragonabile a ciò ora sapeva, nemmeno l’incidente di Rodeo Drive. Mezzanotte era davvero nella torre. Era umano, vivo e terribile. E se entro un ora non fosse stato fermato, Admiral City e l’intera Porto Rico sarebbero scomparse dalla faccia della Terra.
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20 commenti:

  1. Bello!
    Un bel capitolo di raccordo con un paio di chicche niente male e ottimi spunti per coloro che dovranno cimentarsi dopo.
    Bravo Lorenzo! :D

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  2. Oh cavoli, la situazione si fa pericolosa... :O

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    1. Già già. La neve ad Admiral City non sta di certo a significare solamente strade più scivolose... .)

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  3. Eh eh ecco che Syntheto si rende utile :) Comunque bel capitolo, soprattutto per l'atmosfera ''fastidiosa'' sentita da Ross, che da un bel senso di irrequietezza, culminante col ''neve a Portorico?!?!''. Mi è piaciuto. Nei prossimi spero di vedere le dirette conseguenze delle scoperte fatte, e un po' di sane botte!

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    1. Anch'io spero in dei bei capitolozzi frenetici e ricchi d'azione. Inizialmente avevo pensato di dedicarmici io, avevo un paio di nomi in mente niente male, ma poi guardandomi attorno ho riconosciuto la natura di "raccordo" del mio capitolo e mi sono gettato in qualcosa di funzionale. :)

      Povero Tenente Ross, ora dovrà procurarsi un maglioncino. :D

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  4. Poca azione ma molte informazioni utili per chi segue! E poi abbiamo anche una cornice temporale ben definita. Finalmente anche Ross si mostra un po'!

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    1. Il Tenente Ross era un personaggio che mi era piaciuto fin da subito. Farlo tornare in scena era diventata la mia crociata personale :)

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  5. Bene. Ancora non si sa nulla sulle intenzioni di Mezzanotte (e questo lascia spazio ai prosecutori) né sullo sdoppiamento di Matt (forse collegato alla teleforce? o forse no?)
    E intanto uno scenario catastrofico fa capolino... direi che la vicenda è pienamente alive & kicking.

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    1. Abbiamo due dei Supercriminali più potenti d'America a piede libero (uno dei quali avrà scoperto che la sua cara sorellina è stata uccisa), un numero non meglio specificato di Super internazionali pronti ad intervenire sulla zona in "Quarantena" della Metropoli, un Super della Golden Age cinico e incazzato che ha fatto cagare sotto il Presidente, il più potente super d'America scomparso in un nuvolo di identità multiple ...insomma, la roba c'è :D

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  6. Bello! Mi piace molto l'apertura al mondo "ordinario" dei non super. Ross in effetti era totalmente sparito dai giochi.
    Mi piace anche il taglio ironico. I tagli al budget della difesa si riflettono sui condizionatori! :D
    Sento anche una certa affinità nel taglio finale. Ti potrei dire "avrei rivelato di più", ma io non l'ho fatto e quindi taccio.

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    1. Forse capisco cosa intendi, ma in fondo è bene così: lasciamo spremere le meningi ai prossimi candidati. :)

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  7. Rosolia? Voleva essere una battuta? A parte questo finalmente un cliffhanger come d’uso nelle vicende da supereroi. Mi permetto di suggerire azione per il prossimo capitolo e a uno dei prossimi battitori di fare luce sulle sottotrame rimaste indietro.

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    1. La rosolia sta portando in crisi l'intero Creato vedo. :D Colpa mia, sono stato impreciso: dovevo rendere meglio l'idea del vestiario pesante del Tenente.

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  8. Sinceramente, non aggiunge molto a quanto si sapeva già. I capitoli son pochi, le cose da dire son tante, non ci si possono permettere capitoli narrativamente così neutri, anche se scritti bene.

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    1. Abbiamo ancora 16 capitoli davanti a noi. Son fiducioso. :)

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  9. A me ha fatto piacere che il colonnello Ross si becchi la canicola come tutti e a parte questo,dico che, data la quantità di informazioni contenute nell'episodio, te la sei cavata bene.

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    1. Fiù. Tiro un bel sospiro di sollievo. Pensavo sarebbe stato giudicato all'unanime "una cagata pazzesca". E' uno dei miei primi tentativi seri di scrittura, d'altronde.

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    2. Cioé è uno dei tuoi primi tentativi di scrittura seria? Guarda che è bello ed è scritto in maniera tecnicamente ottima. Sei bravo. Mi sono piaciuti tutti i passaggi. Buon ritmo, buona caratterizzazione dei personaggi, buona profondità dei personaggi.

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