mercoledì 22 maggio 2013

Capitolo 15 - Stagione 2 (di Masca Micilina)


New York 
21 ottobre 2013 ore 22.01

«Times cronaca, buona sera come posso esserle utile? »
«Daily News, buonasera.»
«Buonasera New York Post, con chi desidera parlare? »
….
«Al Garden stasera sorgerà il fuoco di Loxias.» Click.
….
«Come? Ma chi parla?»
«Cos’è uno scherzo?»
«Pronto, pronto?»

***

Alba del 21 Ottobre 2013.
Egitto, Il Cairo.
Palazzo del Grande Toth.

Arrivare al Sarcofago fu facile. I Canopi e i pochi girini che aveva incontrato giacevano a terra, carbonizzati. Non avevano opposto resistenza, anzi pareva che il loro sguardo avvolto dalle fiamme fosse pervaso da una sorta di estasi mistica.
Sembrava fossero contenti di morire.
Wael guardò Agni da sotto la maschera.
Sorrise. Un sorriso vestito di rassegnazione.
«Ciao campione! Non fa bene alla pelle stare sempre a mollo, sai?»
Toth sbuffò.
«Mi spiace, non ti capisco. Sai, non parlo la lingua delle bolle»
«Dipendesse da me, ti ridurrei un crostino, ma sei fortunato. Scommetto che non sai di avere un amico. Un grande amico, perché solo un amico del cuore potrebbe farti un regalo come questo.»
Con teatralità estrasse dalla cintura ignifuga una fialetta. La ruppe e la versò nel sarcofago in cui giaceva il grande Toth.
«Una piccola cura ricostituente.»
Lo sguardo di Wael tradì la sua sorpresa e le domande che si stavano facendo largo nella sua mente.
«Quando uscirai dal bagnetto, ricordati del tuo caro amico Mitt che ti ha inviato questo piccolo dono per farsi perdonare.»
E con la teatralità che lo caratterizzava Agni se ne andò.
Fuori dal palazzo respirò a pieni polmoni l’aria satura di monossido di carbonio. Gli sembrò aria di montagna.
Lo sguardo di Toth gli aveva gelato il sangue nelle vene.
Non aveva mai provato una paura simile in tutta la sua vita.
Ormai il più era fatto. Ora bastava sparire e al diavolo Toth,  Ram Dao e tutti quei pazzi scatenati. D’ora in poi si sarebbe goduto i soldi, tanti soldi, che il big boss aveva versato sul suo conto svizzero.
Gli girava la testa, doveva essersi stancato parecchio perché non si sentiva molto bene.

***

Washington D.C.
Casa Bianca
21 ottobre 2013 Ore 22.00

Christina Cielo odiava viaggiare, soprattutto quando era costretta a farlo senza preavviso e in fretta. Il trasferimento da Island Stone a Washington era stato veloce ma dannatamente scomodo. Si massaggiò lentamente le tempie. Odiava quei giorni. La facevano sentire debole e non le piaceva quella sensazione: la debolezza è dei perdenti. Lei era abituata a vincere e quel dannato mal di testa le faceva ricordare che era sempre e solo un essere umano. E come tale avrebbe potuto anche fallire. Ma non questa volta.
Si alzò, uscì dall’ufficio e scese nella sala operativa.
«Aggiornatemi sulla situazione.»
«Il colonnello Ross e la sua squadra sono in partenza, Signore.»
«Bene, confermi loro che all’arrivo devono attendere il nostro segnale prima di posare i loro dannati piedi sul territorio greco.»
«Sissignore.»
Il soldato diede la conferma alla squadra in partenza.
Il vice segretario sospirò: «Diamo il via all’operazione Settembre .»
«Sissignore.»
L’operatore prese un cellulare usa e getta e compose un breve numero. Attese qualche istante e poi disse: «Le sere di settembre di solito sono miti.» Attese la risposta e aggiunse «Speriamo che non piova.». Chiuse la comunicazione e gettò a terra il telefono. Un soldato si fece avanti e con due precisi colpi di stivale fracassò l’apparecchio.
«Io vado ad avvisare il segretario e il presidente. Tenetemi costantemente informata sugli sviluppi.»
Christina uscì dalla sala riunioni smozzicando parole veloci.
Il piantone scattò sugli attenti ma la donna lo ignorò. Il soldato giurò di averla sentita mormorare  …doni e abbia pietà di noi.

***



New York City
Madison Square Garden
21 ottobre 2013 Ore 22.15

Il Madison Square Garden è imballato. Pieno in ogni ordine di posto. Ventimila persone stanno cantando insieme ai Coldplay nell’encore di quello che Rolling Stone ha definito lo show più bello degli ultimi dieci anni.
In the night, the stormy night,
She closed her eyes.
In the night, the stormy night,
Away she flied.
And dreamed of para-para-paradise,
Para-para-paradise,
Para-para-paradise,
Whoa-oh-oh oh-oooh oh-oh-oh.

I braccialetti luminosi che ogni spettatore ha ricevuto all’ingresso si accendono e si spengono all’unisono seguendo il ritmo della canzone. Il pubblico canta, salta e balla. L’aria è satura di divertimento e di adrenalina.
Paradise sta per finire e i braccialetti si accendono e si spengono sempre più velocemente.
Al colpo finale del rullante si accendono per l’ultima volta.
Poi non si spengono più.
E iniziano a prendere fuoco.

***

Washington D.C.
Casa Bianca
21 ottobre 2013 Ore 22.15

«Settembre? »
«E iniziato Signore»
«Qualcuno accenda la tv. Il pacco è stato consegnato? »
«Sì Signor Presidente.»
«E il corriere?»
«Tra qualche ora non esisterà più nessun corriere.»
«Bene, speriamo solo di aver fatto la scelta giusta. Altrimenti siamo tutti morti.»
Nessuno osò ribattere.
«E quando dico tutti, non parlo solo di noi, ma dell’intero popolo Americano se non riusciremo a convincere Toth a stare dalla nostra parte. Siamo nuovamente costretti a farci carico di un pesante fardello, confidiamo in nostro Signore che ci aiuti a sopportarlo e ci sia vicino in questo difficile momento. E che soprattutto ci perdoni per le vite innocenti che siamo costretti a sacrificare.»
«Signore, ci siamo.»
«Alzi il volume.»

***

Alba del 21 Ottobre 2013.
Egitto, Il Cairo.
Palazzo del Grande Toth.

Wael Ghaly se ne stava seduto sul bordo del sarcofago e rideva.
Fino a pochi minuti prima era sicuro di morire. Quando aveva visto quell’idiota entrare aveva pensato che tutto fosse finito. Invece il liquido ambrato che aveva buttato nell’arca si era lentamente mescolato sprigionando una debole luce che aveva invaso tutto il sarcofago. Pochi secondi e il suo corpo aveva prosciugato tutto il liquido ridandogli un’energia che non sentiva da tempo immemore.
Forse non era stata la scelta giusta quella di ritirarsi in esilio mentre il suo popolo stava lentamente decadendo. Decadimento che stava intaccando lo stesso Toth che, ormai vinto dal tedio, era diventato l’ombra di se stesso. La felicità che induceva attraverso il suo potere non era altro che una droga. Un re non si comporta così con il suo popolo e nemmeno un Dio. Aveva sbagliato. Di nuovo.
E di nuovo si trovava tra i piedi quel bastardo di Romney che aveva trovato il modo di rimetterlo in gioco pur sapendo di rischiare la sua stessa vita.
Perché?
Non era ancora al massimo, ma poteva reggersi in piedi e concentrarsi come non gli capitava da molto tempo. Aveva l’occasione di tornare, non come prima, ma più forte e più potente. Bastava richiamare a sé le parti che aveva sparpagliato in giro per il mondo: doveva richiamare i canopi. Il loro potere, il SUO potere, insieme alla parte di Ammit che ora albergava in lui lo avrebbe fatto risorgere. Lo avrebbero reso simile a un Dio. Un Dio che avrebbe fatto rinascere il suo popolo e lo avrebbe portato alla conquista del mondo.
Prima però doveva fare una visita al suo nuovo amico.
Intanto, nel mondo, i Wael Ghaly stavano iniziando a morire.
A ogni morte anche il vero Wael o quello che rimaneva della sua parte umana moriva.
Mentre il Grande Toth nasceva a nuova vita.

***

Washington D.C.
Sala Ovale della Casa Bianca
21 ottobre 2013 Ore 22.35

Il televisore led appeso alla parete emanava una flebile luce rossastra.
I pochi astanti, in piedi, ascoltavano il giornalista che concitatamente leggeva notizie su notizie quasi mangiandosi le parole. Era visibilmente scosso.
«…l’accesso al Garden è impossibile. Le fiamme, come potete vedere alle mie spalle, sono altissime…I vigili del fuoco non possono fare nulla se non cercare di circoscrivere l’incendio. E’ stato richiesto l’intervento dei Canadair. E’ ancora troppo presto per capire quali possano essere state le cause. Non ci sono state esplosioni, quindi si esclude per il momento l’ipotesi di una o più bombe. Inquietanti voci, non confermate, parlano di persone che prendevano fuoco spontaneamente. Qualcun altro parla di un difetto nei braccialetti elettronici che sono stati dati agli spettatori e che erano parte integrante dello show. Al momento non si può ancora quantificare il numero delle vittime, che però sembra altissimo. Ricordiamo che si stava svolgendo il concerto del gruppo pop britannico dei Coldplay e che il Madison Square Garden era esaurito con quasi ventimila presenze.»
Nessuno parlava.
Romney si diresse verso il bar e si versò una dose abbondante di Wild Turkey. Fece per chiudere la bottiglia ma si fermò. Prese altri bicchieri e disse: «Non penso di sbagliare se dico che ne avete bisogno anche voi.»
Intanto sullo schermo il giornalista continuava a ricevere agenzie su agenzie. Le leggeva pedissequamente intercalando la lettura con sembra, pare e da confermare.
A un certo punto si bloccò e mise una mano sull’auricolare per capire meglio che cosa gli stavano dicendo.
Sbiancò visibilmente e quando ricominciò a parlare gli uscì un balbettio
«M-m-m- mi è arrivata una notizia che è data per confermata. Questa sera alle 21 circa, quindi poco prima dello scoppio dell’incendio allo stadio, il New York Times, il Daily News e il New York Post hanno ricevuto contemporaneamente, ripeto contemporaneamente una telefonata che avvisava dell’imminente tragedia. Le autorità sono ancora caute ma pare proprio che ci troviamo di fronte ad un attentato. E sperando di essere smentito si tratta di un attentato dalle dimensioni apocalittiche per quanto riguarda il numero di vittime. »

«Ripeto: è confermata la notizia di una telefonata fatta contemporaneamente alle tre principali testate della nostra città. Telefonata che avrebbe previsto l’incendio.»
Il ministro della difesa prese il telecomando e cambiò canale. Stessa scena, stesse parole.
Il Presidente degli Stati Uniti ingoiò un generoso sorso di whisky.
Posò il bicchiere e disse:
«Signori, date l’ordine. Abbiamo il pretesto per invadere la Grecia.»
- - -

Capitolo scritto da Masca Micilina (Silverfish Imperetrix blog)

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Impaginazione a cura di eBookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini

10 commenti:

  1. Risposte
    1. Non avevo più spazio altrinenti le avrei dato un cameo! :)

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    2. Ahahahah xD Comunque gran capitolo oh, complimenti! Mi sono divertito un sacco!

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    3. Grazie! Mi hai fatto davvero un bel complimento, sono onorato!

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  2. Mi piace lo stile di scrittura.
    L'unica cosa che ritengo poco probabile è che il casus belli funzioni. Tre telefonate ad altrettanti quotidiani non mi sembrano motivo sufficiente.
    Sì, è vero che ci sono i morti, ma da qui a imputare senza ombra di dubbio alla Grecia l'attentato ce ne corre. Per svariate ragioni.
    Ma questo offre agli autori che seguiranno qualche argomento in più, in effetti.

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    1. Hai ragione ma ho volutamente evitato di fornire altre prove per permettere a chi mi segue di intraprendere strade diverse da quella che ho tracciato. A fabbricar prove si fa in fretta, il vecchio Mitt avrà sicuramente diversi assi nella manica. Nel Making Of che spero di pubblicare presto spiegherò meglio le mie scelte intanto grazie per i complimenti!

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  3. Stupenda l'orchestrazione degli eventi!
    Uno dei capitolo migliori a mio parere, sceneggiato davvero benissimo. ;)

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