mercoledì 3 luglio 2013

Capitolo 20 - Stagione 2 (di Gianluca Santini)


22 Ottobre 2013, 05:20
Nei pressi di Vathy, Grecia

I loro passi erano interrotti di tanto in tanto dall’incessabile entusiasmo di Mercury.
«Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Mai trasportata tanta gente tutta insieme.»
«E dacci un taglio, l’abbiamo capito» lo rimproverò Blackjack.
Scanner lo guardò, il ragazzo sembrava preoccupato. Nella sua mente vedeva di nuovo le immagini trasmesse nel televisore.
"Per cosa stiamo combattendo? Cosa ci facciamo qui?"
L’aria era carica di tensione. La voce amplificata di Ross spezzò di nuovo il silenzio.
«Dovrebbe essere tra poco.»
«Cosa?» domandò Uranium.
«Il punto di incontro con i Super inviati da Fortress Europe. Dovrebbero essere due uomini, a quanto so.»
La sua voce non fece in tempo a spegnersi che due corpi caddero davanti a loro. Due cadaveri, carbonizzati e puzzolenti. I volti anneriti erano irriconoscibili, fermi in un’espressione di dolore e sofferenza. Le mani ritorte in posizioni innaturali. Sulle tute che indossavano erano ancora visibili le lettere F.E.
«Merda» commentò Blackjack.
Sollevarono lo sguardo, ritrovandosi di fronte a qualcosa che spezzò loro il fiato.
L’uomo che indossava il mantello rosso era accompagnato da una bambina. Il suo sguardo era diverso da tutti quelli che avevano mai visto in vita loro. Era uno sguardo che andava oltre.
Non riuscirono a pensare, a guardare, a tentare una difesa. Non erano preparati. Loxias scomparve in ipervelocità, per riapparire di fronte a Mercury. La mano del Dio si posò sulla fronte dell’uomo, e l’uomo si sciolse.
Scanner guardò inorridito mentre il suo compagno diventava un’informe pozza di liquido rossastro. Sentì nella mente degli altri – e nella sua – la paura, il ribrezzo, l’orrore. Vide con la coda dell’occhio che Blackjack si chinava a vomitare.
Loxias alzò l’altra mano e un’ondata di luce si generò a partire da quelle dita.
Scanner aveva sentito qualcosa nella mente della bambina e quel qualcosa lo aveva portato a lanciarsi verso sinistra. Sentì le urla di dolore di Blackjack e Ross. Il bagliore non si era ancora attenuato, ma quelle urla non sembravano smettere mai. Erano grida terribili, che Scanner non avrebbe mai pensato di ricondurre alle corde vocali umane. Dietro di sé sentì che anche Uranium era scampato al pericoloso attacco.
Il Dio mosse il braccio verso di loro e il bagliore si spostò.
Scanner vide il compagno alzarsi in volo e mentre sentiva che il bagliore stava per investirlo guardò intensamente nella direzione dell’Uomo Atomico.

Uranium sfrecciò nel cielo, allontanandosi il più velocemente possibile da quel luogo. Era impressionato da quello che aveva visto. Admiral City, in confronto, era un parco giochi.
«Come si uccide un Dio?»
"Un modo deve esistere, per quanto forte non è un Dio."
Il pensiero era apparso nella sua mente, non gli apparteneva. Rabbrividì, poi pensò al suo compagno.
«Scanner?»
"Sì, sono io."
«Sei ancora vivo allora?»
"Sì, ma anche questa volta per sopravvivere mi sono dovuto trasferire in un altro corpo."
«Quale? Dove sei? Dobbiamo incontrarci.»
La voce nella sua mente non rispose subito. Uranium quasi temette per la vita dell’amico, poteva essere stato individuato da Loxias.
"Loxias non mi può individuare. Io sono dentro di te, Eric."

* * *

22 Ottobre 2013, 05:40
Korinthos - Sede centrale della Hypotetical Inc.

Sibir ripensava allo scontro avuto con Hestia, ai morti tra i soldati che la stavano accompagnando in quella missione. E sperava di ritrovarsi di fronte all’orientale, per sistemarla una volta per tutte. La ragazza era battuta in ritirata appena si era accorta che Sibir stava caricando il plasma a un livello tale da poterla ferire. Al primo segno di cedimento aveva abbandonato il terreno dello scontro, per Sibir questo era un segno di debolezza troppo evidente.
Il silenzio dell’edificio era innaturale, nessuno si aggirava per i corridoi, a parte lei e i superstiti tra i militari russi.
Sibir fece scivolare un piccolo quantitativo di plasma nell’incavo della mano, pronta a lanciarlo appena la situazione l’avrebbe richiesto. Lo sentiva nell’aria, qualcosa stava per accadere.
Giunsero davanti a una porta, l’ennesima, e la oltrepassarono seguendo lo stesso ordine di cammino. A metà del nuovo corridoio Sibir vide delle sbarre metalliche sulla parete di destra.
Qualcosa accadde. I soldati della Hypotetical Inc. apparvero alle loro spalle, oltre la porta che gli ultimi militari russi stavano superando in quel momento. Gli spari ruppero il silenzio, l’imboscata andò a buon fine. Sibir vide cadere in pozze di sangue i suoi compagni.
Senza pensarci, distese il braccio verso gli assalitori e lanciò il plasma che aveva caricato. Un sorriso gelido si formò sul suo volto, mentre i soldati morivano di fronte a lei.
Rimasta sola avanzò verso le sbarre e guardò all’interno. Riconobbe la prigioniera.
«Buffo, Lady Liberty non è libera.»
Dentro la gabbia vide Libby avanzare verso di lei. Negli occhi dell’americana c’era solamente il desiderio di uscire, di fare qualcosa.
«Non è il tempo per vecchi rancori, Sibir. Qui la situazione si aggrava ogni momento di più. Dobbiamo aiutarci a vicenda.»
Sibir non rispose, annuendo impercettibilmente con la testa. Fece colare una piccola goccia di plasma sulla serratura delle sbarre. Qualche secondo dopo Lady Liberty era di nuovo libera.
«Grazie, Sibir, a buon rendere. Andiamo, non c’è più tempo da perdere.»
«Non così in fretta, ragazze!»
L’urlo proveniva dalla fine del corridoio. Hestia sorrideva verso di loro, alcune fiammelle crepitavano sulle dita delle mani.
«Be’, gli effetti del siero dovrebbero essere passati da un pezzo.»
La russa sentì appena la voce di Libby, poi vide solo una scia di colore attraversare tutto il corridoio. Infine un rumore secco, di ossa spezzate. Sibir raggiunse Libby mentre il corpo di Hestia scivolava a terra privo di vita.
«Lei era mia.»
Libby le sorrise in modo strano.
«Vorrà dire che la prossima la lascio a te.»
«Dobbiamo trovare Kedives.»
Le due Super si guardarono, poi avanzarono oltre il cadavere.

* * *

22 Ottobre 2013, 05:13
Korinthos, Grecia

Erano sbarcati a metà mattina. L’uomo l’aveva accompagnata in un piccolo albergo, accogliente, ma non molto arredato. Nella camera in cui si trovavano ora, e in cui avevano trascorso la giornata e la notte in un silenzio imbarazzante, Valerie poteva ammirare solamente il letto, due anonimi comodini, un armadio e una pianta ornamentale. Il giusto indispensabile per non far sentire a disagio gli ospiti.
Vide che Bannon la stava osservando, stava per aprire bocca e parlare. Lei lo anticipò. La sua voce appariva dura, arrabbiata, ma dentro di sé era un caos di emozioni. Con le dita delle mani torceva le maniche della felpa, scaricando lo stress di quei giorni.
«No, adesso basta. Adesso mi ascolti tu. Mi hai presa con te, ma non so nemmeno chi sei o per chi lavori, anche se visto in che città mi hai portata posso ben immaginarlo. Sei un uomo di Kedives?»
«Lo ero. Avevo degli ordini dalla Hypotetical Security, in effetti, ma ora sto seguendo altre direttive.»
«Altre direttive che guarda caso ci portano nella stessa città in cui ha sede la Hypotetical Inc.?»
L’uomo non rispose. Valerie inspirò profondamente.
«Non sono così scema come tu pensi. Ho ascoltato dentro la villa, anche se stavo giocando con il cane. E ho ascoltato sulla barca. E se ora mi stai cercando di fregare, be’, sappi che non so se ho voglia di trattenermi dall’eruttare.»
«Non ti sto fregando, Valerie.»
«Voglio rivelare tutto sulla Hypotetical, sui loro esperimenti, sui loro piani. Se possibile, fermarla di persona.»
«Perché?»
Valerie tentò di rispondere, ma dovette fare ordine nella sua mente. Le mani andarono al volto, coprirono gli occhi per qualche secondo. Poi affondarono nella massa di capelli rossi. Si sistemò qualche ciocca, infine fissò Bannon.
«Sono un esperimento di Grant. Uno dei primi, i più imperfetti. Sapevo che avrei manifestato dei poteri, ma non sapevo quando o quali. Nel mio DNA oltre all’eredità biologica dei miei genitori ci sono corredi genetici appartenenti a diversi Super, tra cui Ammit e altri Super europei. Era questo che intendeva quell’Aran quando stavate parlando nella villa.»
Fece un pausa, chinò la testa ed espirò.
«Sono un cocktail uscito male» disse amaramente.
Poteva sentire la voglia di Bannon di rispondere, ma l’uomo non ce la faceva. Valerie lasciò che una lacrima le corresse attraverso la guancia, poi risollevò lo sguardo.
«Allora, mi aiuti o stai dalla loro parte?»

* * *

22 Ottobre 2013, 05:25
Nei pressi di Vathy, Grecia

Uranium non riuscì a replicare subito, stupito e disorientato.
"Eric, tu sei il solo tra noi che può avere una possibilità contro Loxias. Hai visto con quanta facilità ha annientato gli altri."
«Io dubito.»
"Dopo il Flare sei più potente. E ora ci sono anche io. Formiamo una bella squadra."
«Riesci a leggere la mente di quel Dio?»
"No, purtroppo. Ma riesco a percepire qualcosa nella mente della bambina, lei vede quello che Loxias farà."
«E come facciamo a sapere che quelle immagini sono affidabili? Potrebbe essere un trucco.»
La voce di Scanner fece un pausa.
"Non possiamo saperlo. Ma dobbiamo tentare. Almeno per la nostra vita ha senso combattere."
Uranium rallentò, poi si fermò a mezz’aria.
«Va bene. Cosa facciamo quindi?»

* * *

22 Ottobre 2013, 05:16
Korinthos, Grecia

Bannon tirò un sospiro, sorrise, poi annuì.
«Va bene, puoi contare su di me. Chiamo un vecchio amico, ci aiuterà anche lui. È uno che sa come risolvere le questioni.»
Così dicendo si voltò ed estrasse il telefono satellitare. Compose a memoria il numero e attese la risposta.
«Sì?»
«Rebel, sono io. Dove sei?»
«In volo. Ero in Egitto, ma qualcuno ha risolto la situazione prima di me.»
«Uh, non sapevo che tu potessi volare.»
«Sto ridendo, Bannon. Cosa c’è?»
«Sono a Korinthos, dobbiamo risolvere una volta per tutte la questione greca.»
«Il mio volo è per la Grecia. Atterrerò fra poco. Non ci metterò molto a raggiungerti.»
«Efficiente come al solito, Rebel.»
Dall’altra parte non giunse alcuna risposta, solo il silenzio che segnalava la chiusura della comunicazione. Dietro di sé Bannon sentì, flebile, la voce di Valerie.
«Grazie.»

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Capitolo scritto da Gianluca Santini (Nella mente di Redrum blog) 

 
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Impaginazione a cura di eBookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini

11 commenti:

  1. Forza Rebel, spaccagli i denti divini a quelli! Bel capitolo, Gianluca e Loxias fa davvero paura.

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  2. Ottimo.
    Reb & Bannon + valerie.
    Mi aspetto qualcosa di biblico.

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  3. Una prece per Hestia :D
    Gran bel capitolo, Gianluca! \m/

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  4. La situazione si sta evolvendo in modo interessante e Apollo è terrorizzante come deve esserlo un Dio,ottimo lavoro!

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  5. Magnifico! Teste che cadono, gruppi che si formano, inimmaginabili minacce... siamo in dirittura del gran finale. Bravissimo.

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  6. Eccellente!
    Ottima trovata la "fusion" tra Uranium e Scanner! Può essere un buon modo per tenere a bada Loxias leggendo la mente della Pizia che sa in anticipo quello che il dio sta per fare...
    Ma "solo" Loxias. :D
    Non vedo l'ora che entrino in gioco anche gli altri quattro dei. E' tempo di distruzione!

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  7. Grazie a tutti! Lieto che il capitolo stia piacendo. ^_^

    @sommobuta: Esatto, far entrare Scanner dentro Uranium è un modo per dare una chance in più, ma poi non è detto che basti nemmeno questo. ;) Del resto, ora è qualcosa che dovranno gestire gli altri autori, io non ci posso più mettere becco!

    A proposito, ho pubblicato il making of del mio capitolo, se siete curiosi ecco il link: http://gianlucasantini.blogspot.it/2013/07/2mm-nativity-making-of-capitolo-20.html

    Ciao,
    Gianluca

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  8. Bene, bene,bene. Un sacco di giocatori fuori dal tavolo e l'incipit per la discesa finale. Fermare un dio, fermare una dea, fermare altri dei in arrivo. Comincia ad esserci il materiale per una leggenda, non trovate?

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  9. Altre valanghe di morti... o.o
    Mi alletta di brutto l'idea di Uranium(+Scanner) vs Loxias!
    E ovviamente anche Rebel Yell che vola verso la Grecia... xD

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  10. In effetti ho fatto un po' di piazza pulita. XD
    In parte perché Loxias doveva essere devastante, in parte perché così ci sono meno personaggi ed è più facile concentrarsi su di essi.

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